Cronaca
Smantellata rete di cannibali d'auto: il business fruttava 100mila euro al mese
Dieci persone in manette. Agivano nel foggiano e nella BAT
Margherita - giovedì 21 gennaio 2021
12.30
Un business da 100mila euro al mese, naturalmente illecito, proveniente dalla ricettazione e dal riciclaggio di veicoli e parti di ricambi. Il cospicuo giro d'affari è stato scoperto dalla Polizia stradale di Bari che questa mattina ha arrestato 10 persone, tra cui cinque stranieri, tutte residenti nella provincia di Foggia, smantellando così quella che la questura definisce "una organizzazione criminale specializzata".
Gli arresti sono scaturiti all'esito dell'operazione "Cannibal Cars", la cui attività investigativa ha avuto inizio a giugno del 2019, a seguito dei controlli amministrativi nelle autodemolizioni, soprattutto in provincia di Foggia nelle zone di Cerignola, Stornara e Orta Nova. Una attività che ha permesso di identificare e stabilire i ruoli di tutti i componenti dell'associazione e di recuperare parte dei beni.
In particolare, gli indagati acquistavano i veicoli rubati dalle cosiddette "squadre" operanti sul territorio, per poi provvedere allo smontaggio e allo smembramento degli stessi, allo stoccaggio e alla prezzatura delle singole parti e di occuparsi, infine, sia della vendita diretta sia online dei ricambi anche sul mercato internazionale.
In questo contesto si distinguevano un trentenne detto "lo zingaro" e sua moglie che si occupavano di trasportatore i veicoli e le parti rubate (specie nella provincia di Barletta-Andria-Trani); ad "Alì", cinquantottenne, era affidato il ruolo di custode, magazziniere e corriere al dettaglio dei ricambi riciclati, mentre un trentottenne, detto "biondo", è risultato il primo consulente e fiancheggiatore del "Capo" nel suo ruolo di contabile ed intermediario con il mercato estero. Ad altri malviventi, destinatari anch' essi di misure cautelari, sono stati contestati invece solo singoli reati.
Nello specifico, il gruppo degli stranieri si occupava non solo della guardiania dei depositi dei ricambi e del trasporto con staffette dei componenti dai siti di smontaggio a quelli di stoccaggio, ma anche di una sorta di controllo di qualità sui pezzi da immettere sul mercato dopo averli ripulirli definitivamente di ogni apparente etichetta che potesse ricondurli ai veicoli di appartenenza.
Durante le perquisizioni, gli agenti hanno scoperto anche un caveau, protetto da porta telecomandata, all'interno del quale erano custodite le componenti di ricambio più delicate e costose come centraline e altra componentistica elettronica. Inoltre, con il rinvenimento di un libro mastro dove erano annotate le quantità e i prezzi dei componenti commercializzati sia sul mercato estero (soprattutto in Polonia) che su quello locale, i poliziotti hanno stimato il giro di affari del gruppo in oltre 100 mila euro mensili.
Al termine dell'operazione, per la quale sono stati impiegati circa 80 uomini, nei confronti degli indagati è stato anche notificato un decreto di sequestro preventivo di beni, finalizzato alla confisca, per un controvalore di circa 270 mila euro.
Gli arresti sono scaturiti all'esito dell'operazione "Cannibal Cars", la cui attività investigativa ha avuto inizio a giugno del 2019, a seguito dei controlli amministrativi nelle autodemolizioni, soprattutto in provincia di Foggia nelle zone di Cerignola, Stornara e Orta Nova. Una attività che ha permesso di identificare e stabilire i ruoli di tutti i componenti dell'associazione e di recuperare parte dei beni.
In particolare, gli indagati acquistavano i veicoli rubati dalle cosiddette "squadre" operanti sul territorio, per poi provvedere allo smontaggio e allo smembramento degli stessi, allo stoccaggio e alla prezzatura delle singole parti e di occuparsi, infine, sia della vendita diretta sia online dei ricambi anche sul mercato internazionale.
In questo contesto si distinguevano un trentenne detto "lo zingaro" e sua moglie che si occupavano di trasportatore i veicoli e le parti rubate (specie nella provincia di Barletta-Andria-Trani); ad "Alì", cinquantottenne, era affidato il ruolo di custode, magazziniere e corriere al dettaglio dei ricambi riciclati, mentre un trentottenne, detto "biondo", è risultato il primo consulente e fiancheggiatore del "Capo" nel suo ruolo di contabile ed intermediario con il mercato estero. Ad altri malviventi, destinatari anch' essi di misure cautelari, sono stati contestati invece solo singoli reati.
Nello specifico, il gruppo degli stranieri si occupava non solo della guardiania dei depositi dei ricambi e del trasporto con staffette dei componenti dai siti di smontaggio a quelli di stoccaggio, ma anche di una sorta di controllo di qualità sui pezzi da immettere sul mercato dopo averli ripulirli definitivamente di ogni apparente etichetta che potesse ricondurli ai veicoli di appartenenza.
Durante le perquisizioni, gli agenti hanno scoperto anche un caveau, protetto da porta telecomandata, all'interno del quale erano custodite le componenti di ricambio più delicate e costose come centraline e altra componentistica elettronica. Inoltre, con il rinvenimento di un libro mastro dove erano annotate le quantità e i prezzi dei componenti commercializzati sia sul mercato estero (soprattutto in Polonia) che su quello locale, i poliziotti hanno stimato il giro di affari del gruppo in oltre 100 mila euro mensili.
Al termine dell'operazione, per la quale sono stati impiegati circa 80 uomini, nei confronti degli indagati è stato anche notificato un decreto di sequestro preventivo di beni, finalizzato alla confisca, per un controvalore di circa 270 mila euro.