Eventi e cultura
Le torri costiere: Torre di Pietra, vedetta sul mare e sulla salina
Uno studio approfondito a cura dell'archeologa Rita Digaetano
Margherita - lunedì 26 aprile 2021
23.45
Pubblichiamo uno studio storico approfondito e minuzioso realizzato con grande dedizione dall'archeologa e studiosa Rita Digaetano in merito all'importanza delle torri costiere come strumenti di difesa e di comunicazione nell'Italia Meridionale ai tempi della dominazione spagnola, in particolar modo delle due torri presenti ancora oggi sul territorio di Margherita di Savoia: Torre di Pietra e Torre delle Saline. Curiosità, fatti storici e documenti con dovizia di particolari che si spera arrivino all'attenzione delle autorità e ne facciano tesoro in un'ottica di rivalutazione del patrimonio storico e artistico della città.
«Le torri che costellano gran parte delle coste dell'Italia meridionale costituivano il sistema difensivo, di avvistamento e di comunicazione lungo la fascia del litorale di quello che era il Regno di Napoli, furono costruite per arginare le frequenti incursioni saracene e corsare. Queste torri sono quasi sempre interessanti dal punto di vista architettonico e paesaggistico, ed essendo il Regno di Napoli la parte più protesa nel Mediterraneo e la più esposta alle scorrerie, si registra una grande quantità e varietà tipologica delle stesse. Le torri venivano posizionate in punti strategici della costa, in maniera che fosse possibile vedere le due torri adiacenti. Erano armate con artiglieria e presidiate da torrieri e cavallari che facevano servizio tra torre e torre. In caso di pericolo si inviavano dall'alto segnali luminosi di notte e di fumo di giorno per richiedere soccorso.
«Le torri che costellano gran parte delle coste dell'Italia meridionale costituivano il sistema difensivo, di avvistamento e di comunicazione lungo la fascia del litorale di quello che era il Regno di Napoli, furono costruite per arginare le frequenti incursioni saracene e corsare. Queste torri sono quasi sempre interessanti dal punto di vista architettonico e paesaggistico, ed essendo il Regno di Napoli la parte più protesa nel Mediterraneo e la più esposta alle scorrerie, si registra una grande quantità e varietà tipologica delle stesse. Le torri venivano posizionate in punti strategici della costa, in maniera che fosse possibile vedere le due torri adiacenti. Erano armate con artiglieria e presidiate da torrieri e cavallari che facevano servizio tra torre e torre. In caso di pericolo si inviavano dall'alto segnali luminosi di notte e di fumo di giorno per richiedere soccorso.
Sebbene sin dall'antichità vennero costruite torri costiere con funzioni di avvistamento contro la pirateria, bisogna giungere al X-XI secolo perché esse abbiano una connotazione più specificamente difensiva, furono difatti gli Angioini a pensare a un sistema permanente e completo di difesa collocandole su promontori e in vista una dell'altra. Il sistema in quell'epoca però fu realizzato solo in minima parte, a causa dei continui cambiamenti politici e finì per passare sotto il controllo dei feudatari e delle famiglie che intendevano proteggere i propri territori, piuttosto che le popolazioni dei centri abitati.
Pietro di Toledo, viceré di Napoli, nel 1532-33 emanò delle ordinanze rivolte alle singole Università che imponevano la costruzione di torri di avvistamento marittimo a proprie spese, allo scopo di proteggersi da eventuali attacchi saraceni. La ripresa del conflitto franco-spagnolo però rallentò la realizzazione del progetto che gravava interamente sulle spalle dei singoli comuni, già impoveriti dalle guerre e impossibilitati a sostenerne la spesa. Nel 1563, il viceré don Pedro Afan de Ribera duca d'Alcalà, emanò nuovi ordini di costruzione delle torri marittime per conto e sotto la direzione dello Stato. Le spese di costruzione furono imputate alle Università in proporzione alla popolazione e vennero inoltre espropriate le fortificazioni già esistenti ritenute di pubblica utilità, dietro indennizzo. In realtà poche torri vennero effettivamente realizzate subito a causa del malcontento diffuso circa il criterio di ripartizione delle spese, così nel 1567 si decise di imporre una tassa per tutti i fuochi del Regno, escludendo le città distanti oltre 12 miglia dalla costa. In tal modo, nel giro di pochi anni, la fabbricazione delle torri progettate si poteva dire in buona parte avviata e in parte completata.
In un documento del 1590 sono elencate 339 torri nel Regno ma, già alcune di esse presentavano i primi segni di cedimento, principalmente a causa della cattiva esecuzione da parte di fabbricatori disonesti o per l'incauta collocazione ad esempio alla foce di fiumi che ne minavano le fondamenta o ancora per l'incuria dei malpagati torrieri e cavallari che le presidiavano. La Regia Corte dal canto suo non aveva previsto di dover affrontare delle spese di gestione così ingenti, solo nel 1594, grazie ad una nuova imposizione, vennero costruite le altre torri rimaste in sospeso e il progetto poté considerarsi ultimato. In capitanata furono costruite 25 Torri, due di esse rientrano nel territorio di Margherita di Savoia e connotano tutt'oggi il paesaggio costiero: Torre di Pietra e Torre delle Saline.
Torre di Pietra fu impiantata al limite Nord del comune di Margherita, a circa 10 km da Torre delle Saline (o Torrione), situata nell'odierno centro cittadino. Dista 13 Km da Torre Rivoli, eretta invece nei pressi di Zapponeta. La torre dà il nome all'area in cui sorge che conserva l'aspetto di un piccolo borgo (figura 1) per presenza di alcuni beni: la piccola cappella di San Michele, l'Osteria con stalla, la mole del cosiddetto Villaggio dei Salinieri (figura 2), i resti di un ponte (figura 3) e del cosiddetto "molo romano" (figura 4). Venne eretta in esecuzione a quanto stabilito dal Presidente della Regia Camera della Sommaria, Alfonso Salazar, nel 1568, su ordinanza dello stesso anno del viceré Parafan de Ribera e terminata sul finire dell'estate dell'anno seguente. Probabilmente il progetto fu elaborato dell'ingegnere regio Tommaso Scala, e il sovrintendente ai lavori per prevenire e combattere ogni frode dovette essere lo spagnolo Gabriele Perez.
Denominata ufficialmente Torre della punta della Pietra, al tempo in cui fu costruita doveva avere davanti a sé (lato Nord) ciò che rimaneva dell'antico promontorio di San Nicolao de Petra in lenta sommersione, oggi completamente scomparso, ed anche alcune strutture murarie riferibili all'antico porto di Salapia romana, e/o a quel canale di cui parla Vitruvio, realizzato al momento della rifondazione di Salapia per collegare il mare alla laguna, nei pressi della quale sorse la nuova città. Lacerti di muri a sacco ed elementi lapidei sono tutt'oggi presenti sulla battigia e sul fondale marino nei pressi della Torre. Numerose testimonianze archeologiche provengono anche dalle indagini di archeologia subacquea che hanno consentito l'individuazione di un'area archeologica marina situata tra Porto Canale e Torre di Pietra su cui è stato emanato il vincolo archeologico.
Nel 1580 torriero a Torre di Pietra risulta lo spagnolo Tommaso Aniello dello Solaro che troviamo anche a Torre Ofanto nel 1585. Nel 1711 le fonti la registrano come protagonista di una violenta incursione di pirati turchi che operarono razzie nell'entroterra, sia di animali che di civili, per farne schiavi. La posizione di Torre di Pietra era assolutamente strategica, consentiva di esercitare il controllo, non solo dei pericoli provenienti dal mare, ma anche di una vasta porzione del territorio retrostante occupato dalla preziosa salina. Aveva dunque funzione di avvistamento e doganale ma, anche anticontrabbando, fenomeno che interessava in particolare il sale, già dal 1231 monopolio di Stato.
Raggiungibile attualmente percorrendo la direttrice stradale costiera, l'attuale strada provinciale 141 delle Saline, è tutt'oggi in buono stato di conservazione grazie a restauri anche recenti. La torre conserva una forma quadrata con basamento a scarpa, è larga esternamente 11,50 m per lato, una cornice marcapiano toriforme divide il corpo tronco piramidale, alto 5,60 m, da quello verticale parallelepipedo alto 8,40 m e largo 9 m. La scalinata è esterna, a rampa unica, larga 1,50 m, la stessa porta al 1° piano voltato a botte, un vano riutilizzato durante la bonifica del lago Salpi come Ufficio Tecnico e in seguito come Comando di Brigata di Finanza. Questo piano è collegato sia col sottano che col terrazzo tramite una scala interna. L'acceso al piano scarpa invece è costituito da una piccola scalinata esterna sul lato Est; questo vano, che presenta una volta a crociera, fu riutilizzato come sala mensa quando la torre era in dotazione alla Guardia di Finanza. Nei vani superiori si aprono finestre di diverse grandezze in posizione asimmetrica. Una lettura della tessitura muraria fatta di filari di conci di tufo locale piuttosto regolari è stata possibile al momento del restauro recente.
Una delle carte più antiche in cui è presente Torre Petra o Faro Petra è quella nautica del XV secolo di Bartolomeo Pareto, dove è indicata anche l'isola di Petra formatasi per l'inarrestabile fenomeno erosivo, poi completamente sommersa, che i pescatori chiamano tutt'oggi "l'ile de Prate". Anche nel lavoro cartografico dell'astronomo matematico Giovanni Antonio Magini, pubblicato postumo nel 1620, la torre è riportata col nome di Torre della Pietra (figura 5)».