Scuola e Lavoro
La salina in mani straniere? I lavoratori sono preoccupati
La RSU ha diffuso una nota in cui esprime i suoi dubbi in merito all'operazione
Margherita - domenica 14 ottobre 2018
16.32
C'è preoccupazione da parte dei lavoratori della salina di Margherita di Savoia.
La procedura competitiva per l'acquisizione del credito di Monte Paschi e MPS Capital Service vantato nei confronti di Atisale e Salapia Sale potrebbe mettere in seria discussione il futuro stesso dei lavoratori.
A spiegare ogni passaggio è la rappresentanza sindacale con una nota nella quale emergono tutti i dubbi e le preoccupazioni. Intanto domani mattina si terrà una riunione straordinaria dei lavoratori proprio per discutere dell'eventualità che la salina possa arrivare in mani straniere
«LA CRONACA
Dopo due anni di trattative per la definizione transattiva dell'esposizione debitoria vantata dal Monte dei Paschi di Siena, e in particolare dalla sua controllata MPS Capital Services nei confronti della Salapia Sale spa, controllante la Atisale spa (primo produttore italiano di sale marino), l'Istituto ha deciso di interrompere le trattative unilateralmente, senza informare e di vendere a terzi il suo credito complessivo. Fatto ancora più grave: senza offrirlo alla debitrice. È ormai notizia diffusa che proprio uno dei concorrenti, il competitor europeo (francese?), abbia partecipato alla procedura e sarebbe in procinto di acquistare il credito.
LE CONSEGUENZE -
Appare chiaro ed evidente che la vendita di tale credito a soggetti industriali, competitors di Atisale spa, soprattutto se stranieri, avrebbe conseguenze disastrose e fortemente pregiudizievoli per l'azienda, primo produttore di sale e per l'intero sistema sale italiano.
Questa prospettiva - a nostro giudizio - comporterebbe sicure e pesantissime ripercussioni sulla struttura societaria, sul personale, sui livelli occupazionali e sugli equilibri locali di questo territorio. Va ricordato inoltre che le saline di Margherita di Savoia, le più grandi e produttive d'Europa, unitamente alle saline di Sant'Antioco in Sardegna, e a quella mineraria di Volterra in Toscana sono ancora tutte di proprietà dello Stato italiano (ex Monopoli di Stato).
RILEVANTI DUBBI E PERICOLOSE OPACITÀ -
Perchè una banca italiana, salvata dagli italiani, deve favorire un competitor straniero, danneggiando soggetti italiani con migliori credenziali?
Perchè l'Istituto, con questa scelta - incomprensibile in presenza di offerte alternative e di pari dignità - sembra ignorare non solo le conseguenze commerciali e industriali, ma anche le problematiche legate alle garanzie di libera concorrenza?
È vero che il competitor europeo (francese?) assumerebbe immediatamente una posizione largamente dominante, in violazione della normativa nazionale e sovranazionale antitrust?
Chi ci garantisce che così importanti e rilevanti proprietà dello Stato italiano, una volta messe nelle mani di industriali stranieri (che non hanno altro interesse commerciale se non quello di distruggere o quanto meno di depotenziare fortemente il mercato produttivo italiano) non finiscano poi per essere invase dal prodotto non italiano?
Ed infine, cosa impedirebbe al competitor straniero di essere interessato solo all'estrazione del prodotto e dunque a trattare le nostre saline esclusivamente come "miniere", per poi lavorare il tutto nei loro stabilimenti, portando altrove il valore aggiunto. Conclusione: a casa buona parte dei lavoratori e un'intera storia italiana di generazioni.»
La procedura competitiva per l'acquisizione del credito di Monte Paschi e MPS Capital Service vantato nei confronti di Atisale e Salapia Sale potrebbe mettere in seria discussione il futuro stesso dei lavoratori.
A spiegare ogni passaggio è la rappresentanza sindacale con una nota nella quale emergono tutti i dubbi e le preoccupazioni. Intanto domani mattina si terrà una riunione straordinaria dei lavoratori proprio per discutere dell'eventualità che la salina possa arrivare in mani straniere
«LA CRONACA
Dopo due anni di trattative per la definizione transattiva dell'esposizione debitoria vantata dal Monte dei Paschi di Siena, e in particolare dalla sua controllata MPS Capital Services nei confronti della Salapia Sale spa, controllante la Atisale spa (primo produttore italiano di sale marino), l'Istituto ha deciso di interrompere le trattative unilateralmente, senza informare e di vendere a terzi il suo credito complessivo. Fatto ancora più grave: senza offrirlo alla debitrice. È ormai notizia diffusa che proprio uno dei concorrenti, il competitor europeo (francese?), abbia partecipato alla procedura e sarebbe in procinto di acquistare il credito.
LE CONSEGUENZE -
Appare chiaro ed evidente che la vendita di tale credito a soggetti industriali, competitors di Atisale spa, soprattutto se stranieri, avrebbe conseguenze disastrose e fortemente pregiudizievoli per l'azienda, primo produttore di sale e per l'intero sistema sale italiano.
Questa prospettiva - a nostro giudizio - comporterebbe sicure e pesantissime ripercussioni sulla struttura societaria, sul personale, sui livelli occupazionali e sugli equilibri locali di questo territorio. Va ricordato inoltre che le saline di Margherita di Savoia, le più grandi e produttive d'Europa, unitamente alle saline di Sant'Antioco in Sardegna, e a quella mineraria di Volterra in Toscana sono ancora tutte di proprietà dello Stato italiano (ex Monopoli di Stato).
RILEVANTI DUBBI E PERICOLOSE OPACITÀ -
Perchè una banca italiana, salvata dagli italiani, deve favorire un competitor straniero, danneggiando soggetti italiani con migliori credenziali?
Perchè l'Istituto, con questa scelta - incomprensibile in presenza di offerte alternative e di pari dignità - sembra ignorare non solo le conseguenze commerciali e industriali, ma anche le problematiche legate alle garanzie di libera concorrenza?
È vero che il competitor europeo (francese?) assumerebbe immediatamente una posizione largamente dominante, in violazione della normativa nazionale e sovranazionale antitrust?
Chi ci garantisce che così importanti e rilevanti proprietà dello Stato italiano, una volta messe nelle mani di industriali stranieri (che non hanno altro interesse commerciale se non quello di distruggere o quanto meno di depotenziare fortemente il mercato produttivo italiano) non finiscano poi per essere invase dal prodotto non italiano?
Ed infine, cosa impedirebbe al competitor straniero di essere interessato solo all'estrazione del prodotto e dunque a trattare le nostre saline esclusivamente come "miniere", per poi lavorare il tutto nei loro stabilimenti, portando altrove il valore aggiunto. Conclusione: a casa buona parte dei lavoratori e un'intera storia italiana di generazioni.»