«L'ulivo segno della pace per tutti»

Mantenere viva non solo una tradizione ma un impegno che ciascun cristiano ha assunto col Battesimo: accogliere Gesù come unico salvatore. Così la comunità salinara ha vissuto la domenica delle palme, giorno che ha portato con se l'odore della Pasqua simbolo di un popolo che ha camminato per 40 giorni nel deserto delle proprie coscienze. Questa festa liturgica, che sta ad indicare l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, accolto dalle palme sventolate dalla folla festosa, rappresenta una seria occasione per tendere la mano al prossimo e colmare le divisioni create dalla discordia. «Chi sa ringraziare non è solo una persona educata ma è intelligente perché ha compreso che tutto ciò che ha è dono del Signore». Queste le parole di padre Alberto Barbaro, parroco della Chiesa madre del Santissimo Salvatore, che ha presenziato la benedizione cittadina delle frasche di ulivo, dando inizio alla funzione che ciascuno ha continuato nelle rispettive parrocchie. «L'ulivo è segno della pace che ciascuno di noi deve diffondere non come gesto esterno ma come gesto proveniente dal cuore. Per fare una pace autentica la mitezza è la condizione essenziale». La liturgia ha messo in evidenza il grido del Signore appeso alla croce: «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?», grido che porta con sé «il grande coraggio di un uomo che sentendosi abbandonato si è affidato nelle mani di Dio, affinché si potesse fare la sua volontà», come ha affermato don Matteo Martire, parroco della Chiesa B.M.V. Ausiliatrice. I salinari hanno potuto vivere appieno l'ingresso della settimana santa con la via Crucis cittadina ormai inserito nella tradizione liturgica della città. Un esercizio molto partecipato, svolto nel buio di corso Vittorio Emanuele II, illuminato soltanto dal fuoco delle padelle che hanno illuminato le stazioni della via Crucis e la luce delle fiaccole, simbolo dei fedeli in cammino verso la resurrezione, che ha circondato la croce in legno portata dai sacerdoti di Margherita di Savoia.