Cronaca
Guerra tra Russia e Ucraina, ecco spiegata l'origine del conflitto
Ciò che sta accadendo ai confini dell'Europa
Margherita - giovedì 24 febbraio 2022
18.00
Cerchiamo di spiegare quello che sta succedendo nel modo più semplice possibile, benchè la guerra sia qualcosa che l'umanità stenta a comprendere e oggi si trova nuovamente a subire, nel modo più uguale a sempre, ma con lo spettro di armi che non vogliamo nominare. "Momento di una gravità estrema per la sicurezza dell'Europa, le ore più scure dopo la seconda Guerra mondiale" l'ha definito Joseph Borrel, l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Probabilmente uno dei nodi sta nella etimologia della parola Ucraina che in russo vuol dire "Confine".
L'assetto dopo la seconda guerra mondiale e fino al 1991 vedeva da un lato i paesi del Patto atlantico (NATO): Usa, Francia, Germania, Spagna Italia etc; dall'altro i paesi sovietici del patto di Varsavia: l'Europa era divisa in due, il confine era la cosiddetta "cortina di ferro". Tale confine divideva il mondo libero delle democrazie dal mondo russo del comunismo.
Quando è caduto il comunismo, siamo all'epoca della caduta del muro di Berlino, simbolo della fine del patto di Varsavia, i cosiddetti stati cuscinetto si misero dalla parte dei Paesi della Nato. L'Ucraina rimase un paese a parte, non facendo parte né della Nato né dell'influenza russa - come invece la Bielorussia.
Ebbene: da mesi, Putin, temendo l'ingresso dell'Ucraina nella Nato, ha cominciato ad ammassare decine di migliaia di soldati lungo i confini dell'Ucraina. La condizione di Putin perché queste truppe non attaccassero l'Ucraina era che i paesi della Nato non accettassero l'ingresso dell'Ucraina.
Ma l'Ucraina, in quanto stato sovrano, invoca la propria autonomia di decisione, soprattutto a partire dal 2014, da quando cioè a Kiev con una sorta di colpo di stato si cacciò l'allora presidente Janukovych.
Invece il Cremlino di Putin ritiene il popolo ucraino una cosa sola con la Russia, per ragioni storiche, culturali, etniche (la gran parte degli ucraini nasce come russa, nata prima del 91), ma possiamo ben capire soprattutto di ragioni di controllo politico territoriale e economico: adesso l'ingresso nella Nato dell'Ucraina infatti lascerebbe la Russia di Putin senza confini, senza protezione rispetto ai paesi del Patto Atlantico.
Quel che sta avvenendo dunque grazie alla televisione e purtroppo sotto gli occhi di tutti è che l'invasione Ucraina da parte di Putin è iniziata: Kiev colpita da esplosioni in luoghi strategici militari che conta le prime vittime già tra i civili, i soldati che vanno a arruolarsi e le immagini dei civili, di donne e bambini con i loro zainetti rifugiati nelle gallerie della metropolitana, come improvvisati bunker di guerra, ci provocano dolore e angoscia.
Anche perché ovviamente le nostre forze armate sono in allerta, vista l'appartenenza alla Nato del nostro Paese: quello che sta accadendo in Russia riguarda tutti noi. E se la tragedia della Guerra ha come primo risultato quello della morte e di tante vittime innocenti e di tanti soldati, le ripercussioni sull'economia e sugli equilibri sociali, a questi livelli, si ripercuote come un onda lunga ovunque.
Va specificato che il Patto Atlantico prevede si intervenga militarmente per difendere da un attacco gli stati membri e di fatto l'Ucraina non lo è o perlomeno non lo è ancora. Dunque l'obiettivo del rafforzamento di truppe lungo i confini orientali dell'Alleanza Atlantica è esclusivamente, o dovrebbe essere quello di rassicurare le popolazioni e esercitare un deterrente verso il Cremlino, insieme alle restrizioni preannunciate da Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea.
Stiamo sentendo di assetti militari ai confini, di chiusura dello stretto dei Dardanelli, di controffensive, di rafforzamento delle truppe, di gravissime misure restrittive nei confronti della Russia. È davvero un campo di guerra, quello che negli ultimi decenni avevamo esorcizzato tirando i dadi sul tabellone del RisiKo e che in questo momento, con le cartine in primo piano sugli schermi nelle televisioni, è drammaticamente reale.
Probabilmente uno dei nodi sta nella etimologia della parola Ucraina che in russo vuol dire "Confine".
L'assetto dopo la seconda guerra mondiale e fino al 1991 vedeva da un lato i paesi del Patto atlantico (NATO): Usa, Francia, Germania, Spagna Italia etc; dall'altro i paesi sovietici del patto di Varsavia: l'Europa era divisa in due, il confine era la cosiddetta "cortina di ferro". Tale confine divideva il mondo libero delle democrazie dal mondo russo del comunismo.
Quando è caduto il comunismo, siamo all'epoca della caduta del muro di Berlino, simbolo della fine del patto di Varsavia, i cosiddetti stati cuscinetto si misero dalla parte dei Paesi della Nato. L'Ucraina rimase un paese a parte, non facendo parte né della Nato né dell'influenza russa - come invece la Bielorussia.
Ebbene: da mesi, Putin, temendo l'ingresso dell'Ucraina nella Nato, ha cominciato ad ammassare decine di migliaia di soldati lungo i confini dell'Ucraina. La condizione di Putin perché queste truppe non attaccassero l'Ucraina era che i paesi della Nato non accettassero l'ingresso dell'Ucraina.
Ma l'Ucraina, in quanto stato sovrano, invoca la propria autonomia di decisione, soprattutto a partire dal 2014, da quando cioè a Kiev con una sorta di colpo di stato si cacciò l'allora presidente Janukovych.
Invece il Cremlino di Putin ritiene il popolo ucraino una cosa sola con la Russia, per ragioni storiche, culturali, etniche (la gran parte degli ucraini nasce come russa, nata prima del 91), ma possiamo ben capire soprattutto di ragioni di controllo politico territoriale e economico: adesso l'ingresso nella Nato dell'Ucraina infatti lascerebbe la Russia di Putin senza confini, senza protezione rispetto ai paesi del Patto Atlantico.
Quel che sta avvenendo dunque grazie alla televisione e purtroppo sotto gli occhi di tutti è che l'invasione Ucraina da parte di Putin è iniziata: Kiev colpita da esplosioni in luoghi strategici militari che conta le prime vittime già tra i civili, i soldati che vanno a arruolarsi e le immagini dei civili, di donne e bambini con i loro zainetti rifugiati nelle gallerie della metropolitana, come improvvisati bunker di guerra, ci provocano dolore e angoscia.
Anche perché ovviamente le nostre forze armate sono in allerta, vista l'appartenenza alla Nato del nostro Paese: quello che sta accadendo in Russia riguarda tutti noi. E se la tragedia della Guerra ha come primo risultato quello della morte e di tante vittime innocenti e di tanti soldati, le ripercussioni sull'economia e sugli equilibri sociali, a questi livelli, si ripercuote come un onda lunga ovunque.
Va specificato che il Patto Atlantico prevede si intervenga militarmente per difendere da un attacco gli stati membri e di fatto l'Ucraina non lo è o perlomeno non lo è ancora. Dunque l'obiettivo del rafforzamento di truppe lungo i confini orientali dell'Alleanza Atlantica è esclusivamente, o dovrebbe essere quello di rassicurare le popolazioni e esercitare un deterrente verso il Cremlino, insieme alle restrizioni preannunciate da Ursula von der Leyen, presidente della commissione europea.
Stiamo sentendo di assetti militari ai confini, di chiusura dello stretto dei Dardanelli, di controffensive, di rafforzamento delle truppe, di gravissime misure restrittive nei confronti della Russia. È davvero un campo di guerra, quello che negli ultimi decenni avevamo esorcizzato tirando i dadi sul tabellone del RisiKo e che in questo momento, con le cartine in primo piano sugli schermi nelle televisioni, è drammaticamente reale.