Vita di città
Giorno della Memoria: l'orrore di Auschwitz in tempi moderni
Il 27 gennaio 1945 l'ingresso delle truppe sovietiche nel campo di concentramento
Margherita - mercoledì 27 gennaio 2016
15.52
Memoria: è la parola stessa che lo dice, deriva da mèmor che in latina significa "che si ricorda". Ed allora oggi bisogna ricordare un avvenimento della storia moderna che non deve mai trovare forza nell'oblio ma deve restare forte nella conoscenza. Il 27 gennaio 1945 fu il giorno in cui l'esercito sovietico entrò nel campo di concentramento di Auschwitz, scoprendone e rivelandone al mondo l'orrore. In tutto il mondo viene celebrato per ricordare la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico. E' il "Giorno della Memoria", istituito in Italia con legge dello stato nel 2000 e che da sedici anni ricorda ogni anno, con manifestazioni ed eventi, quella che è una delle pagine più nere della storia moderna.
Ma quanto è ormai lontano da noi questo ricordo? I testimoni dell'epoca sono quasi scomparsi e la grande paura è che con loro vada via la sofferenza scolpita in quegli occhi, il terrore che nessuno di loro ha mai dimenticato, la condizione di schiavitù che, in realtà, continua a vivere in forme diverse ma altrettanto oltraggiose per la dignità umana. Ci si ritiene società civile, società che rispetta l'uomo, società di cultura, società tecnologicamente avanzata. Ma poi si dimenticano gli ultimi e si litiga, sostanzialmente, per chi deve respingere i barconi e chi deve accogliere qualcuno che nessuno vuole. Ci si dimentica di alcuni diritti essenziali ma la risposta di chi rivendica quei diritti è quasi peggio di chi non approva quei diritti stessi. E poi c'è il fondamentalismo e le forme, difatto, di privazione delle libertà secondo una follia tutta umana che non trova risposta in nessun Dio, in nessuna religione ed in nessuna interpretazione della vita spirituale.
La mèmor è anche questo, è la vita che giorno dopo giorno avanza in una condizione in cui quello che ci si lascia alle spalle non importa. Esistono tante realtà che vivono una condizione assolutamente opposta e che donano effettivamente agli altri il proprio percorso di vita, ma questo nella "Giornata della Memoria" è necessario ricordarcelo. Un piccolo pensiero mattutino per lasciare una traccia del 27 gennaio e sperare che ogni anno ci sia sempre una voce che ci ricordi cosa è la Memoria.
Ma quanto è ormai lontano da noi questo ricordo? I testimoni dell'epoca sono quasi scomparsi e la grande paura è che con loro vada via la sofferenza scolpita in quegli occhi, il terrore che nessuno di loro ha mai dimenticato, la condizione di schiavitù che, in realtà, continua a vivere in forme diverse ma altrettanto oltraggiose per la dignità umana. Ci si ritiene società civile, società che rispetta l'uomo, società di cultura, società tecnologicamente avanzata. Ma poi si dimenticano gli ultimi e si litiga, sostanzialmente, per chi deve respingere i barconi e chi deve accogliere qualcuno che nessuno vuole. Ci si dimentica di alcuni diritti essenziali ma la risposta di chi rivendica quei diritti è quasi peggio di chi non approva quei diritti stessi. E poi c'è il fondamentalismo e le forme, difatto, di privazione delle libertà secondo una follia tutta umana che non trova risposta in nessun Dio, in nessuna religione ed in nessuna interpretazione della vita spirituale.
La mèmor è anche questo, è la vita che giorno dopo giorno avanza in una condizione in cui quello che ci si lascia alle spalle non importa. Esistono tante realtà che vivono una condizione assolutamente opposta e che donano effettivamente agli altri il proprio percorso di vita, ma questo nella "Giornata della Memoria" è necessario ricordarcelo. Un piccolo pensiero mattutino per lasciare una traccia del 27 gennaio e sperare che ogni anno ci sia sempre una voce che ci ricordi cosa è la Memoria.