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Criminalità nella Bat, sale l'asticella dell'indignazione

Intervento di Savino Montaruli

«L'ennesimo episodio criminoso nella cosiddetta provincia Bat torna a far (ri)alzare l'asticella d'indignazione più o meno generalizzata» scrive in una nota Savino Montaruli. «Quanto accaduto al dipendente rimasto ferito durante l'assalto armi in pugno ad un ufficio postale di Bisceglie, al quale va la nostra vicinanza, è un episodio che non fa neppure ormai notizia e suscita solo l'unica immediata reazione effetto camomilla cioè la convocazione di un altro, un ulteriore, l'ennesimo tavolo istituzionale dove ad oggi mancano quelle che sono le persone che ogni giorno vivono sulla loro pelle il dramma di restare sul posto di lavoro, autonomo o dipendente che sia, strette nella morsa dell'intimidazione, della continua aggressione verbale e persino fisica, dell'ansia di rischiare ogni giorno la propria vita mentre si sta adempiendo al proprio dovere. Quelle persone, a quei tavoli, non sono rappresentate. I commercianti non sono rappresentati ed i risultati dimostrano che il peggioramento della situazione non può essere accettato come un naturale evento caduto dal cielo. Questa è una Comunità scollata dalla politica che rappresenta ormai, clientelismo compreso, solamente il 40-50% dell'elettorato; scollata da un certo mondo poliassociazionistico privilegiato che rappresenta non più del 5-9% dell'intero tessuto economico ed imprenditoriale mentre le più numerose fasce imprenditoriali vengono escluse dalle istituzioni ormai totalmente burocratizzate, sempre più spesso inette ed irriconoscibili.

Chi ancora oggi continua a pensare, a credere e a far credere che la questione sicurezza nella Bat sia solo un problema di polizia inganna se stesso, inganna i cittadini, gli imprenditori e la società civile. Chi pensa di tutelare protocolli affaristici di nicchia per esaltare il peso ed il ruolo della videosorveglianza quale unica e sola soluzione al problema non sta facendo bene il suo lavoro così come chi abbia un ruolo politico ed istituzionale in questo territorio stracolmo di figure che siedono ai massimi livelli governativi, non può pensare di vivere di rendite ottenute al di fuori del sistema elettivo senza sollecitare l'apparato burocratico e dirigenziale ad assumere i provvedimenti che richiedono coraggio e azione.

Questo territorio non si sa più da chi sia "comandato". Le sue strade sono in mano a chi su di esse voglia appropriarsene , indisturbato, per farne ciò che vuole: dallo spaccio di sostanze stupefacenti alle vendite abusive. Le piazze di questo territorio sono diventate ricettacolo della microcriminalità ed intere generazioni di giovani sono abbandonati a se stessi, in balia dei vizi più sfrenati palesemente ostentati e consumati persino davanti a chiese, monumenti, civili abitazioni. Le nostre case, i nostri beni, le nostre vite sono messe ogni giorno a rischio senza avere la certezza del rapido intervento di un sistema che vede, invece, le forze dell'ordine mortificate, umiliate senza mezzi e strumenti per fare al meglio il proprio lavoro.

Questa è la terra della continua emergenza sociale, della disoccupazione che vola oltre il 58% e dei favoritismi elettorali che spesso mettono ai posti giusti le persone sbagliate; dove il clientelismo resta la fonte della soluzione dei problemi, anche di quelli grandi e persino dell'impunità di taluni appartenenti al sistema; dove l'appartenenza resta il criterio che sovrasta quelli più nobili chiamati premialità e merito.
Questa è la terra degli abusi e dell'eccessiva tolleranza.

Ieri a Bisceglie, l'altro ieri ad Andria, poi a Trani, a Canosa, a Barletta, senza citare l'area ex foggiana come Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando in piena emergenza criminale, con i sindaci ogni giorno a scrivere al Prefetto per chiedere la difesa del proprio territorio. Se oggi anche i segretari generali della Cgil Bat, che hanno il privilegio, accanto ad alcune associazioni di categoria, di aver occupato e di occupare le sedie nei cosiddetti incontri istituzionali, denunciano pubblicamente con testuali parole: "il clima di insicurezza che si respira in Provincia dove la criminalità agisce quasi del tutto indisturbata non soltanto in orari notturni ma anche in pieno giorno come dimostra quanto accaduto a Bisceglie". Se di fronte ad un'affermazione gravissima come questa nessuno reagisce allora due sono le questioni: o queste affermazioni sono false oppure esse sono talmente reali e veritiere che dovremmo darle acquisite ed acclarate. In entrambi i casi la situazione sarebbe insostenibile e da emergenza nazionale.

Si sta discutendo in queste ore della costituzione dell'ennesimo gruppo di lavoro per "fronteggiare la sicurezza urbana". Non sappiamo e non ci è dato sapere chi farà parte di questo gruppo di lavoro, con quale finalità, per quali scopi, con quali competenze, con quali strumenti operativi, con quali forze a e risorse a disposizione. Non ne sappiamo nulla, come sempre. Di certo questa terra più che di un altro gruppo di lavoro ha bisogno di risposte, di opportunità per i giovani, di buona e sana occupazione, di impegno politico, sociale, civico. Questo territorio ha bisogno di un cambio di passo radicale. Di un cambiamento totale e rivoluzionario rispetto a posizioni consolidate che vedono divise le fasce sociali, che hanno creato nicchie di privilegio ed enormi voragini di degrado e di emarginazione.

L'incapacità di guardare al bene comune e di anteporre arrivismi personalistici trascurando ciò che accade al di fuori di quei palazzi ha causato anche questa emergenza criminale che non è più solo quella mafiosa perché quando in un mio editoriale ho scritto: "nella provincia Bat la microcriminalità è più temuta della mafia" non stavo scherzando ma ancora oggi qualcuno continua a lavarsi la coscienza pubblica continuando a creder e a far credere che la questione sicurezza nella Bat sia solo un problema di polizia».
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