Zona arancione nella Bat, Mennea: «Ristori anche per settore pesca e acquacoltura»
«Contraccolpo per l'intera catena produttiva». La richiesta al presidente Emiliano
venerdì 11 dicembre 2020
15.34
«Negli ultimi giorni la categoria dei ristoratori ha subito un duro contraccolpo a seguito della "zona arancione" istituita per 20 comuni dalla Regione Puglia, come da ordinanza n. 448 con decorrenza dall'8 dicembre al 14 dicembre 2020. In realtà è l'intera catena produttiva che arriva fino alla ristorazione ad essere penalizzata. Per questo chiedo al Presidente Michele Emiliano che sia allargata la platea dei ristori, inserendo i codici Ateco della pesca e acquacoltura, ritenendo importante sostenere tutta la filiera». A dichiararlo è il consigliere regionale Ruggiero Mennea.
«Occorre inserire – prosegue il consigliere regionale - tra i beneficiari dei ristori che saranno stanziati nella misura del 5% sul fatturato del 2019 anche i pescatori della provincia BAT e Foggia che hanno approvvigionato i ristoranti di Barletta, Andria e Bisceglie e del Foggiano oltre ai gestori di impianti di lavorazione di prodotti ittici e acquacoltura. Si tratta di categorie che hanno subito danni ingenti ai loro bilanci già in rosso e pur essendo penalizzati non vedranno ristori.
Come segnalato da Emanuele Quarta di Uila Pesca, i pescatori sono stati costretti a regalare o svendere il pescato invenduto dedicato alla ristorazione e non ritirato da molti ristoratori a causa di un'ordinanza improvvisa. Tale ingiustizia si aggiunge a una crisi profonda che deriva dalle incertezze provocate dalle restrizioni e dalle chiusure pregresse, basti pensare che circa il 60% dei prodotti ittici consumati generalmente nel periodo in questione approvvigionano la ristorazione».
«Occorre inserire – prosegue il consigliere regionale - tra i beneficiari dei ristori che saranno stanziati nella misura del 5% sul fatturato del 2019 anche i pescatori della provincia BAT e Foggia che hanno approvvigionato i ristoranti di Barletta, Andria e Bisceglie e del Foggiano oltre ai gestori di impianti di lavorazione di prodotti ittici e acquacoltura. Si tratta di categorie che hanno subito danni ingenti ai loro bilanci già in rosso e pur essendo penalizzati non vedranno ristori.
Come segnalato da Emanuele Quarta di Uila Pesca, i pescatori sono stati costretti a regalare o svendere il pescato invenduto dedicato alla ristorazione e non ritirato da molti ristoratori a causa di un'ordinanza improvvisa. Tale ingiustizia si aggiunge a una crisi profonda che deriva dalle incertezze provocate dalle restrizioni e dalle chiusure pregresse, basti pensare che circa il 60% dei prodotti ittici consumati generalmente nel periodo in questione approvvigionano la ristorazione».