Troppi malati di ludopatia a Margherita

Aumentano i centri scommesse in città, sempre più frequentati da giovani

sabato 18 aprile 2015 10.44
A cura di Giuseppe Capacchione
Malati di ludopatia. Le scommesse sono ormai diventate una vera fissazione, che ha occupato le menti ed i portafogli di molti cittadini di Margherita di Savoia. Ormai, nella cittadina salinara sono davvero in pochi i tifosi che guardano una partita di calcio, un Gran Premio o qualsiasi altro appuntamento sportivo solo per pura passione, senza che ci sia l'affanno di controllare il terminale e la mano tremolante che regge timorosa la schedina per paura di aver perso la scommessa. A Margherita negli ultimi mesi sono sorti altri centri scommesse, registrando in poco tempo un buon afflusso di clienti, molto dei quali sono abituali. I più esperti affermano che questa sia una vera patologia ed essendo tale, può avere anche delle cure. Comunque, lo spettacolo non è dei migliori. Uomini che spendono il loro tempo ed il loro denaro, scommettendo su qualsiasi cosa si possa scommettere, talvolta scommettono fra di loro su chi vince la puntata, creando una scommessa nella scommessa, sperando in una vittoria per sbarcare il lunario. Tutto questo può essere frutto della disperazione che porta a spendere i propri risparmi con la speranza di raddoppiarli o triplicarli. Può essere la conseguenza della speranza di poter vedere moltiplicato il proprio stipendio, grazie ad un gol o un cavallo che taglia per peimo il traguardo, oppure può semplicemente essere un'abitudine. Le testimonianze dei giocatori sono molteplici. «Guadagno 50 euro la settimama, 20 dei quali li vengo a spendere al centro scommesse con la speranza di guadagnare qualcosa». Queste sono le parole di un giovane ventenne salinaro, a cui si vanno a sommarsi tantissime altre parole, come quelle di un uomo che durante le partite passa «più tempo al bancone della ricevitoria che con gli occhi puntati allo schermo». Queste testimonianze stanno ad indicare che la semplice e bella scommessa fra amici, ormai è diventata un'abitudine che può rivelarsi dannosa per chi la pratica.