Tentato omicidio Sciotti, convalidato il fermo per il presunto responsabile
I Carabinieri hanno ricostruito le fasi dell'agguato
venerdì 23 novembre 2018
10.49
Nel tardo pomeriggio dello scorso mercoledi 14 alcuni sconosciuti avevano letteralmente scaricato al Pronto Soccorso dell'ospedale di Barletta Giuseppe Sciotti, quarantunenne fabbro incensurato di Margherita di Savoia, gravemente ferito a colpi di pistola, che lo avevano raggiunto ad un fianco e ad un braccio, il quale, prima di perdere conoscenza, aveva avuto il tempo solo per riferire il proprio nome e di essere stato vittima di un agguato a Margherita di Savoia.
Allertati dal personale sanitario, i Carabinieri della Compagnia di Cerignola, da subito raggiunti e coadiuvati dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, dopo aver allertato il Magistrato di turno presso la Procura della Repubblica di Foggia, verificato che nessuna richiesta di intervento era giunta né alle centrali operative delle Forze dell'Ordine né a quella del 118, si erano messi alla ricerca del luogo dove si era consumato il ferimento. Preziosa era stata, nell'immediatezza, la conoscenza del territorio da parte dei militari della locale Stazione che, conoscendo la vittima, avevano guidato i colleghi presso l'autoparco dove l'artigiano ha un piccolo magazzino per le proprie attrezzature. Giunti sul posto, i Carabinieri avevano così trovato il furgone dello Sciotti, con il finestrino infranto e alcuni fori di proiettile nella portiera del lato guida, e al suo interno tre proiettili ed un bossolo per pistola cal. 7,65, oltre ad abbondanti tracce di sangue.
Qui, grazie alla visione delle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza, i Carabinieri avevano potuto riconoscere la persona che, dopo aver accompagnato il ferito all'ospedale, aveva riportato il suo mezzo. Non solo. Andando a ritroso nella registrazione, avevano potuto accertare che la stessa persona, insieme ad un'altra, risultate poi entrambe collaboratori dello Sciotti, circa mezz'ora prima dell'allarme dato dall'ospedale erano usciti insieme al loro datore di lavoro, tutti e tre a bordo del furgone guidato dal fabbro.
In accordo, quindi, con il Magistrato della Procura, i due uomini sono stati raggiunti presso le rispettive abitazioni e accompagnati al Comando della Stazione dei Carabinieri di Margherita di Savoia, dove sono stati a lungo interrogati.
Tra parziali ammissioni e, soprattutto, da quanto emerso dalle attività di intercettazione immediatamente disposte dalla Procura della Repubblica di Foggia, si era cominciato, soltanto pochissime ore dopo il fatto, a fare chiarezza sulla sua dinamica. I Carabinieri, infatti, erano riusciti ad individuare il luogo dove era avvenuto il ferimento, nel popoloso quartiere di Isola Verde, dove avevano trovato i frammenti del finestrino infranto a colpi di pistola, e da dove nessuno aveva ritenuto di allertare per i colpi d'arma da fuoco esplosi.
Fortunatamente, anche l'officina, teatro della lite, era anch'essa dotata di un sistema di videosorveglianza, dalle cui immagini si era quindi risaliti all'identità dello sparatore.
Fatta così finalmente chiarezza sulle responsabilità di Ruggiero Leone, 34enne pregiudicato del posto, mentre i militari si dedicavano alla sua ricerca presso tutti i luoghi dove avrebbe potuto trovare rifugio, il Magistrato della Procura della Repubblica iniziava a redigere il provvedimento per il suo fermo quale indiziato di tentato omicidio, che già nella nottata, mentre la vittima era ancora sottoposta ad un delicatissimo intervento chirurgico d'urgenza, era stato affidato, per l'esecuzione ai Carabinieri, che però non riuscivano ancora a trovarlo.
Fatti intervenire per rastrellare anche le zone di campagna i Carabinieri dello Squadrone Eliportato Cacciatori Puglia, le ricerche del sospettato sono incessantemente proseguite per giorni, mentre, nel frattempo, approfittando della riuscita dell'intervento chirurgico cui era stato sottoposto e del suo risveglio dall'anestesia, gli investigatori dell'Arma avevano potuto, già ventiquattrore dopo il ferimento, parlare con lo Sciotti, che aveva quindi confermato loro la causa scatenante del fatto, così per come era stato ricostruito, l'identità del responsabile e, finalmente la dinamica.
Lo Sciotti, infatti, dopo aver confermato la lite, con la conseguente promessa di vendetta da parte del Leone, aveva raccontato di averlo poi visto lungo la strada che stava percorrendo alla guida del proprio furgone, mentre in compagnia dei suoi due collaboratori si stava recando a Barletta per recuperare del materiale ferroso, e che il Leone, avvicinatosi al mezzo, gli aveva esploso contro diversi colpi di pistola.
I Carabinieri, trovata conferma definitiva ed autentica alla tesi accusatoria che era emersa dal lavoro loro e della Procura della Repubblica, avevano ormai stretto le maglie della rete, pressando famigliari, amici e conoscenti, fino a quando, lunedi scorso, il LEONE, evidentemente rimasto senza più appoggi e fiancheggiatori sicuri, ha capitolato, consegnandosi, accompagnato dal proprio legale, al Commissariato di Cerignola.
Ieri mattina ha avuto luogo l'interrogatorio di garanzia, al termine del quale il Giudice per le Indagini preliminari ha convalidato il fermo, confermandone la restrizione presso la casa circondariale di Foggia.
Il lavoro di Carabinieri e Magistratura, comunque, continua per recuperare l'arma del delitto e per individuare chi abbia aiutato il Leone nei suoi, seppur pochi, giorni di irreperibilità.
Allertati dal personale sanitario, i Carabinieri della Compagnia di Cerignola, da subito raggiunti e coadiuvati dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, dopo aver allertato il Magistrato di turno presso la Procura della Repubblica di Foggia, verificato che nessuna richiesta di intervento era giunta né alle centrali operative delle Forze dell'Ordine né a quella del 118, si erano messi alla ricerca del luogo dove si era consumato il ferimento. Preziosa era stata, nell'immediatezza, la conoscenza del territorio da parte dei militari della locale Stazione che, conoscendo la vittima, avevano guidato i colleghi presso l'autoparco dove l'artigiano ha un piccolo magazzino per le proprie attrezzature. Giunti sul posto, i Carabinieri avevano così trovato il furgone dello Sciotti, con il finestrino infranto e alcuni fori di proiettile nella portiera del lato guida, e al suo interno tre proiettili ed un bossolo per pistola cal. 7,65, oltre ad abbondanti tracce di sangue.
Qui, grazie alla visione delle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza, i Carabinieri avevano potuto riconoscere la persona che, dopo aver accompagnato il ferito all'ospedale, aveva riportato il suo mezzo. Non solo. Andando a ritroso nella registrazione, avevano potuto accertare che la stessa persona, insieme ad un'altra, risultate poi entrambe collaboratori dello Sciotti, circa mezz'ora prima dell'allarme dato dall'ospedale erano usciti insieme al loro datore di lavoro, tutti e tre a bordo del furgone guidato dal fabbro.
In accordo, quindi, con il Magistrato della Procura, i due uomini sono stati raggiunti presso le rispettive abitazioni e accompagnati al Comando della Stazione dei Carabinieri di Margherita di Savoia, dove sono stati a lungo interrogati.
Tra parziali ammissioni e, soprattutto, da quanto emerso dalle attività di intercettazione immediatamente disposte dalla Procura della Repubblica di Foggia, si era cominciato, soltanto pochissime ore dopo il fatto, a fare chiarezza sulla sua dinamica. I Carabinieri, infatti, erano riusciti ad individuare il luogo dove era avvenuto il ferimento, nel popoloso quartiere di Isola Verde, dove avevano trovato i frammenti del finestrino infranto a colpi di pistola, e da dove nessuno aveva ritenuto di allertare per i colpi d'arma da fuoco esplosi.
Fortunatamente, anche l'officina, teatro della lite, era anch'essa dotata di un sistema di videosorveglianza, dalle cui immagini si era quindi risaliti all'identità dello sparatore.
Fatta così finalmente chiarezza sulle responsabilità di Ruggiero Leone, 34enne pregiudicato del posto, mentre i militari si dedicavano alla sua ricerca presso tutti i luoghi dove avrebbe potuto trovare rifugio, il Magistrato della Procura della Repubblica iniziava a redigere il provvedimento per il suo fermo quale indiziato di tentato omicidio, che già nella nottata, mentre la vittima era ancora sottoposta ad un delicatissimo intervento chirurgico d'urgenza, era stato affidato, per l'esecuzione ai Carabinieri, che però non riuscivano ancora a trovarlo.
Fatti intervenire per rastrellare anche le zone di campagna i Carabinieri dello Squadrone Eliportato Cacciatori Puglia, le ricerche del sospettato sono incessantemente proseguite per giorni, mentre, nel frattempo, approfittando della riuscita dell'intervento chirurgico cui era stato sottoposto e del suo risveglio dall'anestesia, gli investigatori dell'Arma avevano potuto, già ventiquattrore dopo il ferimento, parlare con lo Sciotti, che aveva quindi confermato loro la causa scatenante del fatto, così per come era stato ricostruito, l'identità del responsabile e, finalmente la dinamica.
Lo Sciotti, infatti, dopo aver confermato la lite, con la conseguente promessa di vendetta da parte del Leone, aveva raccontato di averlo poi visto lungo la strada che stava percorrendo alla guida del proprio furgone, mentre in compagnia dei suoi due collaboratori si stava recando a Barletta per recuperare del materiale ferroso, e che il Leone, avvicinatosi al mezzo, gli aveva esploso contro diversi colpi di pistola.
I Carabinieri, trovata conferma definitiva ed autentica alla tesi accusatoria che era emersa dal lavoro loro e della Procura della Repubblica, avevano ormai stretto le maglie della rete, pressando famigliari, amici e conoscenti, fino a quando, lunedi scorso, il LEONE, evidentemente rimasto senza più appoggi e fiancheggiatori sicuri, ha capitolato, consegnandosi, accompagnato dal proprio legale, al Commissariato di Cerignola.
Ieri mattina ha avuto luogo l'interrogatorio di garanzia, al termine del quale il Giudice per le Indagini preliminari ha convalidato il fermo, confermandone la restrizione presso la casa circondariale di Foggia.
Il lavoro di Carabinieri e Magistratura, comunque, continua per recuperare l'arma del delitto e per individuare chi abbia aiutato il Leone nei suoi, seppur pochi, giorni di irreperibilità.