Nicola il tellinaro: “A Margherita di Savoia il mio mestiere sta scomparendo”
Il racconto nostalgico di un uomo che ha il mare nel sangue
venerdì 1 luglio 2022
16.24
In pochi ormai vogliono fare i pescatori. Il rincaro del prezzo del carburante ha quasi definitivamente eclissato un mestiere- appunto quello del pescatore- che ha sempre rappresentato una fonte di economia nelle località balneari.
Purtroppo le nuove generazioni non trovano conveniente proseguire la tradizione dei loro nonni e genitori, e preferiscono attaccare la rete da pesca "al chiodo", piuttosto che continuare a trascorrere lunghe ore in mare a fronte di un esiguo guadagno.
Ma Nicola, 77 anni, originario di Margherita di Savoia, non è un pescatore. Lui- ci tiene a precisare- è un tellinaro, e in molti lo conoscono perché ogni giorno percorre chilometri e chilometri con la sua bicicletta proponendo ai turisti sulla spiaggia ciò che il mare generosamente offre: vongole, canolicchi, caparroni, e tanto altro.
"Faccio questo mestiere da quando ero piccolo, l'ho imparato da mio nonno e da mio padre. Oggi i miei figli e i nipoti fanno tutt'altro, perché economicamente non è più vantaggioso come una volta. Pescare telline, cozze e altri prodotti del mare è diventato pure difficile, visto che le barche dei pescatori sono organizzate a prelevare di tutto con le reti e altri strumenti", racconta Nicola.
La pesca intensiva rappresenta comunque uno spauracchio non solo per lui, ma per l'intero ecosistema marino.
La giornata di quest'uomo, ancora atletico e in forma nonostante l'età, comincia all'alba. Si ferma a pescare nei pressi degli scogli, e non sempre la raccolta va come previsto. Succede pure che non riesca a vendere tutto ciò che ha faticosamente pescato.
Nicola fa parte della vecchia generazione di "tellinari". "Oggi è tutto cambiato, sotto molti punti di vista. Questo mestiere, ad esempio, scomparirà con me, non c'è più nessuno che vuole farlo. Un tempo, noi tellinari eravamo organizzati in cooperative e andavamo anche a Manfredonia a lavorare. Non ho voluto dare a nessuno i vecchi attrezzi che posseggo e che si utilizzavano una volta per pescare: preferisco tenerli con me fino a quando sarò in vita".
Si lascia andare ai ricordi con un pizzico di nostalgia per ciò che inevitabilmente non tornerà più. Nicola ha il viso abbronzato e rugoso per il sole ed il sale che, d'inverno e d'estate, sono i suoi più grandi "amici".
"Io il mare ce l'ho ne sangue. I miei parenti lo sanno, glielo ripeto sempre: se mi portate lontano dal mio mare, io muoio. Al mattino, appena mi alzo, ho bisogno di guardare il mare e respirare il suo odore. Anche d'inverno, non riesco a stare senza vederlo e passeggiare sulla battigia, nonostante il freddo e la pioggia", dice.
Poi torna al suo lavoro con la bicicletta mentre alcuni turisti gli si avvicinano per guardare cosa ha pescato. Con orgoglio, Nicola continua a ripetere: "Vongole, canilicchi".
Purtroppo le nuove generazioni non trovano conveniente proseguire la tradizione dei loro nonni e genitori, e preferiscono attaccare la rete da pesca "al chiodo", piuttosto che continuare a trascorrere lunghe ore in mare a fronte di un esiguo guadagno.
Ma Nicola, 77 anni, originario di Margherita di Savoia, non è un pescatore. Lui- ci tiene a precisare- è un tellinaro, e in molti lo conoscono perché ogni giorno percorre chilometri e chilometri con la sua bicicletta proponendo ai turisti sulla spiaggia ciò che il mare generosamente offre: vongole, canolicchi, caparroni, e tanto altro.
"Faccio questo mestiere da quando ero piccolo, l'ho imparato da mio nonno e da mio padre. Oggi i miei figli e i nipoti fanno tutt'altro, perché economicamente non è più vantaggioso come una volta. Pescare telline, cozze e altri prodotti del mare è diventato pure difficile, visto che le barche dei pescatori sono organizzate a prelevare di tutto con le reti e altri strumenti", racconta Nicola.
La pesca intensiva rappresenta comunque uno spauracchio non solo per lui, ma per l'intero ecosistema marino.
La giornata di quest'uomo, ancora atletico e in forma nonostante l'età, comincia all'alba. Si ferma a pescare nei pressi degli scogli, e non sempre la raccolta va come previsto. Succede pure che non riesca a vendere tutto ciò che ha faticosamente pescato.
Nicola fa parte della vecchia generazione di "tellinari". "Oggi è tutto cambiato, sotto molti punti di vista. Questo mestiere, ad esempio, scomparirà con me, non c'è più nessuno che vuole farlo. Un tempo, noi tellinari eravamo organizzati in cooperative e andavamo anche a Manfredonia a lavorare. Non ho voluto dare a nessuno i vecchi attrezzi che posseggo e che si utilizzavano una volta per pescare: preferisco tenerli con me fino a quando sarò in vita".
Si lascia andare ai ricordi con un pizzico di nostalgia per ciò che inevitabilmente non tornerà più. Nicola ha il viso abbronzato e rugoso per il sole ed il sale che, d'inverno e d'estate, sono i suoi più grandi "amici".
"Io il mare ce l'ho ne sangue. I miei parenti lo sanno, glielo ripeto sempre: se mi portate lontano dal mio mare, io muoio. Al mattino, appena mi alzo, ho bisogno di guardare il mare e respirare il suo odore. Anche d'inverno, non riesco a stare senza vederlo e passeggiare sulla battigia, nonostante il freddo e la pioggia", dice.
Poi torna al suo lavoro con la bicicletta mentre alcuni turisti gli si avvicinano per guardare cosa ha pescato. Con orgoglio, Nicola continua a ripetere: "Vongole, canilicchi".