La tradizione della cipolla bianca igp piantata a mano

Lorenzo Piazzolla: «Tecnica complessa che rischia di scomparire»

mercoledì 11 novembre 2020 10.10
A cura di Giuseppe Capacchione
Una tradizione risalente ai secoli passati rimasta invariata nel tempo. La tecnica è sempre la stessa: nella mano sinistra si tengono le piantine, con la mano destra si piantano. La cipolla bianca è la regina dei prodotti tipici a Margherita di Savoia. Dal 2016 riconosciuta con il marchio di indicazione geografica protetta (IGP) dall'Unione Europea che attesta come l'alta qualità del prodotto sia dovuta alla zona geografica un cui viene piantata, cioè in una striscia di sabbia fra il mare Adriatico e le saline più grandi d'Europa fra Margherita e Zapponeta. Per ottenere la cipolla c'è un processo lungo diversi mesi. Ce lo ha spiegato Lorenzo Piazzola, giovane ma esperto imprenditore agricolo:

«È una tecnica particolare. Si parte dal seme che nel caso della qualità precoce, che verrà raccolta fra aprile e maggio, è stato piantato nel mese di settembre. Dal seme nascono le piantine che poi vengono raccolte e trapiantate sempre nella sabbia. Le piantine sono molto delicate, serve una particolare attenzione per trapiantarle. Tutto avviene con ritmi più precisi di quelli di una macchina: con la mano sinistra si preparano le piantine e con la destra si fa un buco nella sabbia con il dito indice, si infila la piantina e si ricopre il buco per compattare il terreno».

Il procedimento dura una una frazione di secondo per piantina. Basti pensare che in poche ore si trapiantano interi campi rigorosamente a mano e con la schiena curva. «Di cipolla bianca ci sono diverse qualità a seconda della stagione in cui vengono piantate. Dopo la precoce c'è la varietà estiva che viene piantata a gennaio e raccolta nei mesi di giugno e luglio», ha specificato Piazzolla. Questa tradizione però rischia di scomparire. «È un forte rischio - ha continuato - perché ormai il lavoratore medio ha un'età di circa 65 anni, quindi se non c'è un vero cambio generazionale fra 10 anni le imprese agricole si troveranno senza manodopera. Infatti chi ancora oggi sa piantare cipolle a mano è una vera risorsa umana oltre che lavorativa. Soprattutto quando si tratta di giovani che si appassionano al mestiere».