Bonifica ex Saibi, consegna a luglio

La conferma arriva dalla ditta Teorema che gestisce i lavori

martedì 10 marzo 2015 10.18
A cura di Giuseppe Capacchione
Consegnare ai cittadini un'area bonificata. Questo è l'obiettivo degli interventi che la ditta Teorema, esperta nel settore, sta operando sul sito dell'ex Saibi di Margherita di Savoia. L'azienda produttrice di bromo e soda caustica, "resterà soltanto un ricordo impresso nella memoria dei salinari. Difatti, entro luglio del 2015, termine ultimo per l'utilizzo dei fondi, l'area sarà ricoperta da un prato rigogliosoche diventerà il simbolo di un territorio risanato". Queste le parole del Sindaco salinaro Paolo Marrano, che si è detto "orgoglioso del risultato raggiunto, grazie anche alla competenza del responsabile dell'ufficio tecnico del Comune, l'ingegnere Riccardo Miracapillo, il quale è riuscito a ricostruire l'iter che ha portato alla dispersione di fondi regionali erogati dal 2008 ma utilizzati per altre spese". La ditta Saibi, Società azionaria industria bromo italiana, rappresenta un pezzo di storia della città, che affonda le sue radici nel 1928, anno in cui venne eretta dai Monipoli di Stato, che detenevano il possesso delle saline, sul terorio salinaro su una superficie di 16.000 mq, circondata da tre quarti dalle saline e da un quarto dal Palazzo di Città. La sua costruzione a ridosso della Salina è stata necessaria per permettere lo sfruttamento delle acque madri per la produzione di Bromo, un metallo liquido rosso che evaporando emana un cattivo odore. Difatti, il termine Bromo deriva dal greco Bromos che indica cattivo odore. L'opificio nel 1957 viene ceduto alla Saibi, gruppo Montecatini, diventando Montedison nel 1966. Successivamente è stata venduta al Comune di Margherita di Savoia al costo di 1 milione di lire con onore di bonifica, lasciando per anni alla città un covo di malattie polmonari ed un vasto terreno impraticabile. Nella storia recente dell'ex Saibi sono presenti due incidenti. Il primo è avvenuto nel 1983 a causa dell'esplosione di due serbatoi di bromuro, emanando nell'aria sostanze tossiche e fetore, causando lo spostamento, se pur momentaneo, di alcuni cittadini verso altre città. Il secondo incidente è avvenuto nel 2001, dopo la chiusura definitiva dello stabilimento nel 1993. In quell'anno due operai metre scavavano nel terreno per dei lavori all'impianto fognario, rimasero intossicati dai gas fuoriusciti dallarottura di una tubatura. I lavori di bonifica stanno seguendo la tabella di marcia, anche se inizialmente non poche sono state le difficoltà. Innanzitutto, all'apertura del cantiere sono stati smaltiti numerosi rifiuti tossici presenti nelle strutture: vasche con liquido verde, rifiuti contenenti amianto, una linea ferroviaria copertasemplicemente da terra, smaltita come rifiuto pericoloso perché costituita dai traversini di legno impregnati di gas, pietre e binari conteneti amianto, oltre alle lastre di amianto ritrovate li grazie anche a qualcuno che ha pensato di disfarsene gettandole nell'ex azienda. La bonifica sta procedendo con estrema cautela. Dopo aver demolito gli edifici risultati negativi alla contaminazione, le 6 torri sono state coperte da un doppio imballaggio sorretto da un'impalcatura con in cima un tetto per vietare la fuoriuscita di gas tossici durante la loro decostruzione, vista anche la loro costuzione con mattoni in pietra lavica ed amianto, due materiali resistenti alle alte temperature. All'ingresso di questa copertura c'è una stanza in cui gli operai indossano tuta e mascherina per evitare la contaminazione. All'uscita questo rivestimento viene lavato sotto una doccia e gettato come rifiuto speciale. I rifiuti contaminati e la terra risultata contaminata vengono trasportati alle discariche specializzate nello smaltimento di rifiuti tossici. Come segno storico rimarrà soltanto una ciminiera che verrà adeguata alla normativa antisismica.