Antonio Riontino, l'inventore dello Spritz nel sacchetto
In arte Tony Barman il re della movida estiva
mercoledì 10 luglio 2019
9.49
Un'idea nata per caso ed è già diventata la moda dell'estate salinara. Antonio Riontino, in arte Tony Barman, nel suo chioschetto nel quartiere Punto Pagliaio a Margherita di Savoia ha ideato un modo innovativo di servire lo Spritz. Figlio d'arte, con gli anni ha fatto tanta gavetta prima di diventare sommelier e poi uno dei barman più richiesti della zona.
Antonio, iniziamo subito con la sua innovazione. Da dove nasce l'idea?
Lo Spritz nel sacchetto nasce da un ordine sbagliato fatto a un fornitore. Avevo ordinato alcuni sacchetti biodegradabili per alimenti che avrei voluto utilizzare per imbustare i cornetti da vendere ai clienti. Utilizzandolo ho subito notato che le misure del sacchetto era sbagliate perché non si chiudeva con l'alimento all'ineterno. Così ho fatto un esperimento: ho versato un po' d'acqua nel sacchetto per verificare se contenesse i liquidi. L'esperimento è riuscito e dal quel momento ha iniziato a servire lo Spritz in maniera diversa dal solito bicchiere.
Ci ha spiegato da dove è nata l'idea, adesso però vorremmo capire cosa ha di particolare il suo Spritz tanto da averlo reso famoso.
La ricetta tradizionale prevede, spiegata brevemente, un quantitativo di Aperol, di prosecco o soda con l'aggiunta di acqua tonica. Io, invece, amo curare i dettagli sia a livello coreografico che nel sapore. Invece dell'acqua tonica aggiungo la Schweppes Lemon. In una città dove la bevanda alcolica più consumata al bar è la birra, ho voluto osare e ho vinto la sfida. Adesso al mio Drive In sono tanti i giovani e tante le famiglie che si fermano per un aperitivo a base di Spritz e prodotti tipici del territorio come i frutti del nostro mare.
Potresti descriverci come servi il sacchetto?
Preparo lo Sprifz direttamente nel sacchetto, poi guarisco la cannucce con una girella di liquirizia e aggiungo una foglia di menta.
Facciamo un passo indietro. Come ha avuto inizio la tua storia con il Drive In?
Tutto ha avuto inizio con mio papà Paolo che ha aperto l'attività nel 1989. Lui è stato il mio maestro di vita. Nel 1998 il chioschetto è passato a me e ho cercato di trasformarlo in un punto di ritrovo per giovani e famiglie, grazie anche alla posizione strategica di passaggio lungo la strada che porta agli arenili, a due passi dal porto. Nel 2016 ho conseguito il titolo da sommelier e ho partecipato a diversi master, così ho compreso cosa fosse una buona bollicine. E oggi eccomi qui a servire Spritz nel sacchetto per le spiagge oppure ovunque venga chiamato.
Questo è il presente, per il futuro?
Ho nel cassetto tanti progetti. Vi svelo solo uno, il più grande: dove sorge ora il bar, vorrei costruire "un cubetto di ghiaccio", cioè una struttura quadrata in vetro di due piani con vista sui bacini dal sale. Per ora resta un obbiettivo da raggiungere. Investo e continuerò a investire per l'amore che provo per Margherita di Savoia.
Antonio, iniziamo subito con la sua innovazione. Da dove nasce l'idea?
Lo Spritz nel sacchetto nasce da un ordine sbagliato fatto a un fornitore. Avevo ordinato alcuni sacchetti biodegradabili per alimenti che avrei voluto utilizzare per imbustare i cornetti da vendere ai clienti. Utilizzandolo ho subito notato che le misure del sacchetto era sbagliate perché non si chiudeva con l'alimento all'ineterno. Così ho fatto un esperimento: ho versato un po' d'acqua nel sacchetto per verificare se contenesse i liquidi. L'esperimento è riuscito e dal quel momento ha iniziato a servire lo Spritz in maniera diversa dal solito bicchiere.
Ci ha spiegato da dove è nata l'idea, adesso però vorremmo capire cosa ha di particolare il suo Spritz tanto da averlo reso famoso.
La ricetta tradizionale prevede, spiegata brevemente, un quantitativo di Aperol, di prosecco o soda con l'aggiunta di acqua tonica. Io, invece, amo curare i dettagli sia a livello coreografico che nel sapore. Invece dell'acqua tonica aggiungo la Schweppes Lemon. In una città dove la bevanda alcolica più consumata al bar è la birra, ho voluto osare e ho vinto la sfida. Adesso al mio Drive In sono tanti i giovani e tante le famiglie che si fermano per un aperitivo a base di Spritz e prodotti tipici del territorio come i frutti del nostro mare.
Potresti descriverci come servi il sacchetto?
Preparo lo Sprifz direttamente nel sacchetto, poi guarisco la cannucce con una girella di liquirizia e aggiungo una foglia di menta.
Facciamo un passo indietro. Come ha avuto inizio la tua storia con il Drive In?
Tutto ha avuto inizio con mio papà Paolo che ha aperto l'attività nel 1989. Lui è stato il mio maestro di vita. Nel 1998 il chioschetto è passato a me e ho cercato di trasformarlo in un punto di ritrovo per giovani e famiglie, grazie anche alla posizione strategica di passaggio lungo la strada che porta agli arenili, a due passi dal porto. Nel 2016 ho conseguito il titolo da sommelier e ho partecipato a diversi master, così ho compreso cosa fosse una buona bollicine. E oggi eccomi qui a servire Spritz nel sacchetto per le spiagge oppure ovunque venga chiamato.
Questo è il presente, per il futuro?
Ho nel cassetto tanti progetti. Vi svelo solo uno, il più grande: dove sorge ora il bar, vorrei costruire "un cubetto di ghiaccio", cioè una struttura quadrata in vetro di due piani con vista sui bacini dal sale. Per ora resta un obbiettivo da raggiungere. Investo e continuerò a investire per l'amore che provo per Margherita di Savoia.