A Margherita si celebra l'Addolorata
La storia della statua dedicata alla Madonna vestita di nero
sabato 12 settembre 2015
12.42
Soffrire con dignità, simbolo di una redenzione futura. Questo è il messaggio che traspare dal volto della statua della Vergine Addolorata di Margherita di Savoia. A confermarlo è il parroco, Padre Gennaro Farano, che evidenzia con gioia "l'unicità" del simulacro di Maria ospitato nell'omonima parrocchia. Scavando nella memoria storica della città, ben conosciuta dal giuseppino, è emerso che «la statua, a detta del suo restauratore, nacque in una bottega povera, verso la fine dell'Ottocento, appartenuta a un certo Raffaele Della Campa, in via Foria a Napoli. Una bottega che ebbe vita breve perché collocata fuori dalla via degli artigiani, ma capace di creare una vera opera d'arte che ancora oggi non ha eguali. Infatti, se si osserva il volto, non c'è neanche una lacrima. Questo sta a significare che il dolore della Vergine è un dolore composto, non disperato e scomposto come quello umano, ma fiducioso di redenzione». Giunse nella cittadina pugliese per mano della «moglie di un ex sindaco della città, probabilmente Nunzio Ricco, Rosa Cafiero, che la pose nella cappella gentilizia del Regio Cimitero, in un armadio di vetro. Quando fu abbattuta la chiesa del purgatorio - con delibera comunale del 17 maggio del 1904, fu costruito un edificio a 2 torri adiacente a quello attuale-, la statua fu portata nella nuova chiesa che il parroco don Potito Cavaliere - con la Congrega risalente ufficialmente al 5 aprile del 1856 con Regio Decreto di Ferdinando III di Borbone Re delle Due Sicilie - scelse di intitolare all'Addolorata». Tutto questo accadde dopo la costruzione dell'ormai vecchio cimitero nel 1885, esigenze nata col nuovo quartiere Cancello, "U Cangîdde", in dialetto salinaro, che fino ad allora era adibito alla sepoltura dei defunti. Infatti, «la festa di Maria Addolorata è la festa dei salinari che accorrono alla Vergine in cerca di ristoro spirituale. Per questo è stata mia premura riportate a Margherita di Savoia le spoglie mortali di don Potito Cavaliere, primo parroco di questa comunità- con nomina il 1° dicembre 1930 - , dopo 40 anni dalla sua traslazione nel Cimitero di Barletta a opera del fratello don Ruggiero Cavaliere a causa delle condizioni di abbandono in cui verteva il corpo, perché ha dato tanto alla città, basti vedere la parrocchia- nata nel 1929, con bolla del 25 dicembre dello stesso anno di Mons. Leo, riconosciuta il 17 ottobre 1930 da Sua Maestà Vittorio Emanuele III Re d'Italia, in base a quanto previsto dai Patti Lateranensi stipulati l'11 febbraio del 1929 Stato Italiano Fascista e la Santa Sede-, la Pia Casa San Giuseppe che in passato ospitò tanti orfani. Questo con l'incoronazione della statua con la corona d'oro per mano del Pontefice Benedetto XVI e la dedicazione della parrocchia erano 3 sogni posti nel cuore dei salinari che pongono storicamente la propria vita nelle mani di Maria Addolorata».